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Gay & Bisex

Il Mio Erasmus - 3. Il Boyberry parte 1


di TheStoryteller99
27.10.2024    |    4.677    |    14 9.7
"Di tanto in tanto dei faretti illuminano lo spazio con lampi bianchi o proiezioni del logo del locale, illuminando uomini e ragazzi che si aggirano tra i..."
ATTENZIONE: RACCONTO LUNGO. A breve pubblicherò anche la seconda parte di questo capitolo, altrimenti veniva davvero troppo lungo e noioso.

10 Settembre

La domenica non so cosa fare. Ho inviato una mail all’agenzia per risolvere la questione della doccia, mi sono visto due volte con Carlos per succhiargli il cazzo e farmi una doccia da lui…
Stranamente, quegli incontri non hanno per niente spento il mio appetito sessuale, anzi lo hanno acceso ancora di più come se avessero gettato benzina su un falò.
Sono arrapato come mai mi è capitato nella vita, e la grande disponibilità di fauna maschile che Barcellona ha da offrire peggiora solo la situazione. Scorrendo Grindr vedo solo gente che vorrei scoparmi o da cui vorrei farmi scopare, ma come faccio a trombarmi tutta la città in una volta sola? Perché è questo il problema: non voglio un uomo solo. Voglio trovarmi nel bel mezzo dell’orgia più erotica e trasgressiva che abbia mai fatto. Voglio tornare a casa col corpo che ancora freme di piacere dopo aver avuto orgasmi multipli per tutta la giornata.
Non sono mai stato preso da una voglia così grande e un po’ mi spaventa.
Ma non abbastanza di indurmi a smettere di cercare chi sarebbe disposto a realizzare le mie fantasie.
Ah, per l’appunto, sono totalmente nudo nel mio letto. Ora che non ho i miei genitori in giro posso finalmente dormire senza veli, a parte il lenzuolo.
Ed essendo nudo e arrapato, vi lascio immaginare a che stadio di durezza è la mia erezione. Sono quasi certo che se ci lanciassi un diamante contro, il mio cazzo sarebbe capace di tagliarlo.
Sto per afferrarlo quando sento il rumore di una porta che si apre, seguito da dei passi. Arold passa davanti alla mia finestra, diretto in cucina, e mi saluta con un cenno. Di nuovo ha solo una canottiera addosso.
Mi metto a sedere, per non dare brutte impressioni se passasse di nuovo, e faccio finta di essere al cellulare a scrivere messaggi.
Lui torna e si ferma a controllare qualcosa sullo stendino, che guarda caso è posizionato proprio sotto la mia finestra. — Dormi nudo?
La sua domanda mi fa sussultare, perché sono effettivamente nudo davanti a lui col lenzuolo accartocciato sull’inguine per nascondere l’erezione. Ma per il resto, niente è lasciato alla sua immaginazione.
Chissà se ciò che vede gli piace…
— Sì — rispondo. — Scusa, è che mi aiuta a non sudare troppo, di notte.
— Tranquillo, lo faccio anch’io, solo che con l’arrivo dell’autunno preferisco iniziare a coprirmi un po’. — Mi fa l’occhiolino ed io arrossisco, immaginandolo nudo nel suo letto mentre sonnecchia tranquillo.
Il cazzo mi pulsa, perciò tento di cambiare argomento. — Comunque ho inviato una mail all’agenzia per risolvere la questione della doccia, spero mi rispondano presto.
— Ah, bene. Ti dispiace se ci spostiamo a parlare vicino alla mia stanza, devo vestirmi per andare in palestra.
Ok, Arold mi vuole nudo e in erezione vicino alla sua stanza.
Gli dico che non c’è problema e mi affretto a indossare un paio di boxer che non nascondono praticamente nulla, per poi uscire e andare verso la sua stanza. Anche lui indossa dei boxer, blu scuro. Quasi si confondono con la sua pelle scura come il cioccolato fondente.
— Quindi per il momento non ti hanno ancora risposto. — Arold si gira verso di me mentre esamina un paio di magliette.
Il suo pacco è enorme. E anche lui è in piena erezione mattutina. Posso vedere il contorno dell’asta, della cappella e dello scroto perfettamente disegnati dai suoi boxer. E posso immaginare me che abbasso quell’unico velo di stoffa e tiro fuori la carne che contiene, per assaggiarla e divorarla come solo io so fare…
— Tutto ok?
Ritorno alla realtà. — Oh… sì tranquillo, sono solo un po’ stonato, ancora.
Lui sorride, come sollevato. — Ah, ok. Per un attimo ho pensato fosse troppo imbarazzante per te vedermi in questo stato — indica la sua erezione. — Però vedo che anche per te è dura alzarsi la mattina.
Bene, addio tentativi di nasconderla e benvenuto imbarazzo.
Faccio spallucce con un sorriso teso. — Ormai riesco a contare sulle dita di una mano i giorni in cui non mi sveglio così.
— Io ci sono talmente abituato che ho smesso di farci caso. — Mentre parla, Arold sta scegliendo un altro paio di boxer da una pila su un cestino che c’è alla sua sinistra, tra di noi.
Mi appoggio allo stipite della porta, non appena mi accorgo di essere troppo teso lì sulla soglia, e cerco un nuovo argomento per fare conversazione. La mia mente, però, è solo piena del suo cazzone.
Ed ecco che, senza alcun preavviso, Arold si leva i boxer come se farlo davanti a qualcun altro fosse la cosa più normale di questo mondo. Si sta cambiando davanti ai miei occhi, senza il minimo pudore e forse anche con una punta di esibizionismo che mi fa vibrare la prostata nel culo. Intanto che spiega il paio di boxer puliti che ha scelto, mi concentro sulla sua verga: è nera e lucida come se fosse stata intagliata da un grosso ceppo d’ebano; un'unica vena solitaria si arrampica sulla sua asta possente e pulsa vigorosa; la cappella è così turgida da sembrare la punta di un muffin di carne e dal buco stillano alcune gocce di precum.
Mi passo la lingua sulle labbra, esorcizzando il desiderio di raccogliere quelle gocce adamantine sulla punta della mia lingua e gustarle.
— Wow. — Mi accorgo troppo tardi di aver parlato.
Arold alza gli occhi su di me e si blocca nell’atto di infilare il piede destro nei boxer. Segue il mio sguardo e guarda il suo cazzone, sorridendomi subito dopo. — Eh lo so, a primo impatto sembra magnifico e terribile. Ma ti posso assicurare che è una bestia mansueta.
Come il padrone, penso.
— Anche il tuo sembra essere importante, però. — Arold si è avvicinato a me senza che io ci facessi caso, incantato dal suo pene come se fosse il cobra ad ipnotizzare l’incantatore di serpenti, invece che il contrario.
La sua cappella mi sfiora la coscia e ci lascia una scia perlacea come la bava di una lumaca. La sua mano calda e grande tasta il mio pene attraverso i boxer.
— Cosa fai? — gli chiedo.
— Tranquillo, voglio solo vedere.
La sua presenza così vicino a me mi mette in soggezione, ma allo stesso tempo è gradevole avere la sua pelle d’ebano a portata di mano, col suo calore e la sua possenza. Profuma di vestiti puliti e dopobarba, con una nota acida data dal suo precum secco.
Mi abbassa i boxer e libera la mia bestia, diventata un cucciolo davanti alla sua. La stringe delicatamente tra le dita per saggiarne la durezza e sorride. — Sei messo bene, piccolo. Le nostre spade potrebbero persino combattere.
Quel bizzarro contatto fisico mi fa palpitare il cuore, quasi ansimo.
Arold inizia a muovere i fianchi colpendomi il cazzo col suo vergone nero, facendo dei suoni con la bocca simili alle spade laser di Star Wars. La cosa mi eccita. Troppo. Però mi diverte anche, tanto è vero che quando Arold si ferma e ride, io mi unisco a lui.
— Non sono abituato a questo cameratismo tra maschi. Devo dire che è divertente. — Dico rimettendomi i boxer mentre lo fa anche lui.
Lui sorride e si afferra il pacco. — Io con questo coso ormai non ho più freni inibitori. In palestra, in università, al lavoro… Ovunque vado arriva sempre la notizia della mia dotazione, perciò ho imparato a giocarci su io per primo. Anche con i gay, come con te, non ho alcun fastidio a comportarmi così.
Rido alle sue parole. Poi mi rendo conto di quello che ha detto e mi viene spontaneo fare un passo indietro. — Come hai fatto a capire che sono gay?
— L’erezione mattutina non dura così a lungo, soprattutto non ti fa precummare come stai facendo tu — dice facendomi l’occhiolino.
L’atmosfera di intesa che si era tessuta attorno a noi si squarcia come se Arold l’avesse appena tagliata con un coltello. Devo avere un’espressione strana, perché lui viene di nuovo da me e mi mette le mani sulle spalle. — Non preoccuparti, posso parlare di cazzi con te come di vagine coi miei amici in palestra.
Gli rivolgo un timido sorriso, ma mi riesce difficile tornare sciolto come prima.
Arold mi spinge fuori dalla sua camera e dice — Ora devo andare, sennò non riesco a fare i miei soliti quaranta minuti.
— Va bene. Ci… ci vediamo dopo, allora. — La mia voce è più flebile del ronzio di una zanzara.
Lui ammicca. — Certo. Passa dalla mia stanza, così riprendiamo il discorso. — Ha aperto la porta con una mano, ma con l’altra mi da una lieve strizzata al capezzolo che mi fa sobbalzare dallo stupore.
Lui esce col sorriso sulle labbra e prima di chiudere la porta se le morde guardando il mio capezzolo.
Rimango solo nel corridoio. Mezzo nudo. Sudato. Ansimante e col cuore che scoppia. E con un’erezione più esplosiva del mio cuore che mi pulsa nei boxer.
Devo farmi almeno tre seghe.

Spoiler, non mi faccio tre seghe e nemmeno vado da Arold appena torna dalla palestra. Non so perché, ma non riesco a tornare da lui a “riprendere il discorso”. Tutta la situazione è incredibile, talmente strana e da film porno che io stesso fatico a credere che mi stai succedendo davvero.
Arold è un bellissimo ragazzo, del quale vorrei essere la bambola sessuale, non lo nego, ma vicino a lui mi sento come un fratellino minore che gioca a fare l’amore col fratellone.
Forse non riesco ad andare da lui perché sono infoiato come un maiale e tutto ciò che cerco sono rapporti occasionali, in cui è solo il mio corpo a contare. Il mio cazzo, i miei pompini, il mio culo. Arold, invece, mi ha preso la testa, come se anche il mio cervello fosse dotato di pene e lui sia riuscito a masturbarlo con la sua spontaneità e il suo cameratismo. E ora vuole farmi sborrare. Mentalmente e forse anche fisicamente.
Dopo pranzo sono ancora eccitato e, affamato di cazzi e situazioni pornografiche che magari non si svolgano nell’appartamento in cui sto alloggiando, decido di mettermi a esplorare un altro aspetto della vita gay di Barcellona: i locali di cruising.
Ce ne sono almeno una trentina tra saune, bar, sexy shop…
Ce n’è uno molto interessante che sembra frequentato da orsi, lontre e amanti dei fetish più disparati (decisamente il mio target). Ma, purtroppo, per essere cliente di questo club c’è bisogno di indossare esclusivamente indumenti bondage o di pelle. E io non ho niente di tutto ciò.
Poi, i miei occhi vengono catturati da un nome bizzarro: Boyberry.
Ci clicco sopra e si apre un sito colorato di verde acido e rosso lampone, con strisce al neon blu, verdi e gialle. Sembra essere un locale di cruising con annesso sexy shop (o un sexy shop con annesso cruising, fate voi), la grafica del sito mi intriga parecchio, ed essendo io un grafico pubblicitario, da diploma, con una grafica decente sono già acchiappato come cliente. Scorro un po’ per vedere cosa offre il locale e vedo che organizza spesso eventi simpatici come il “Giorno Nudi” dove si accede solo nudi, o una giornata in cui si sta al buio totale come se fosse un enorme dark room.
Ok, sono ufficialmente interessato. Cerco il Boyberry su Google Maps e vedo che non è difficile arrivarci, basta prendere il tram e poi un bus da dove sono io.
Dopo pranzo, mi faccio una doccia fredda e veloce per sciacquare il culo, il pene e le ascelle, almeno. Poi mi vesto senza indossare le mutande, dubito che mi serviranno, e afferro il borsello dove tengo portafoglio e chiavi. Sono fuori dopo qualche minuto.
Quando chiudo il portone della palazzina alzo la testa per dare un’occhiata al balcone di cui è fornita la stanza di Arold, ma vedo le persiane chiuse.
Un senso di tristezza e vergogna mi stringe lo stomaco.
Lo ignoro e mi concentro sui cazzi che potrò trovare in questo Boyberry, intanto mi dirigo alla fermata del bus più vicina a casa mia (a circa 200 metri).
Ci metto circa mezz’ora per arrivare a questo locale e, una volta lì, mi sento un po’ in soggezione, ho paura che qualcuno mi veda entrare lì dentro. Il Boyberry è molto appariscente, sempre colorato di verde acido, neon blu e magenta e toni di giallo squillante; una porta scorrevole di vetro rosso segna l’ingresso.
Mi fa strano vedere un locale gay come quello in mezzo a una strada qualunque della città, mi intimorisce anche. Immagino sia per il modo in cui la comunità LGBT+ deve rimanere nascosta in Italia, mentre qui è libera di mostrarsi come vuole.
Quando vedo due ragazzi sulla trentina entrare, mi faccio coraggio è attraverso la soglia, oltrepassando la porta scorrevole.
L’interno e più piccolo di quanto credevo, con riviste porno, dvd e pubblicità gay ovunque. Ci sono persino alcuni scaffali in vetro, con il telaio di metallo nero, che contengono sex toys ispirati alle star gay più famose. Vedo svariati dildo di grandi dimensione con accanto le foto dei pornoattori ai quale “appartengono”. Tutto è illuminato da luci al neon bianche appese al soffitto, ma anche da fasci magenta e verdi che corrono lungo la parte bassa delle pareti.
Oltre questa stanza in cui ci sono tutti questi articoli, c’è un bancone verde con annessa cassa, dove un ragazzo di circa 35 anni con indosso una maglietta nera con su scritto “Boyberry” sta facendo pagare i due tipi che sono entrati prima di me.
La coppia si dirige nella direzione opposta, rispetto alla casa, e vedo che davanti al bancone si apre uno spazio pieno di armadietti verdi, dove riporre borselli, chiavi, portafogli e oggetti di valore.
Mi avvicino al bancone anch’io e il cassiere mi chiede se voglio entrare. Capendo che allude alla porta alla mia sinistra, seminascosta da grossi nastri di stoffa nera, immagino che oltre quella soglia ci sia l’area cruising di cui ho letto online e fissare quell’antro nero mi fa sentire come se mi stia preparando per oltrepassare i cancelli dell’Inferno.
Dico di sì al cassiere e mi fa pagare 2 euro l’ingresso, dato che ho meno di 26 anni.
Mi allunga persino due preservativi sul banco, che afferro e infilo nella tasca dei miei pantaloni. Subito dopo, imito la coppia che era prima di me, ora già immersa nell’oscurità dell’area cruising, e scelgo un armadietto in cui metto occhiali, portafoglio e il mio borsello.
Chiudo con la chiave lì presente, dotata di braccialetto in gomma, e la indosso.
Con le tenebre di quella bocca famelica che mi chiamano, attraverso la soglia dell’area cruising e mi preparo a essere tentato dai demoni più lussuriosi che la abitano.
Lo spazio è molto ampio e arioso, seppur chiuso e abbastanza in penombra. Una musica elettronica risuona ovunque, un suono che dalle mie esperienze in posti simili ho ormai iniziato ad associare al sesso e al porno; sembra accuratamente studiata per coprire ansimi e gemiti di piacere. Di tanto in tanto dei faretti illuminano lo spazio con lampi bianchi o proiezioni del logo del locale, illuminando uomini e ragazzi che si aggirano tra i corridoi con fare affamato, da cacciatori. Poco importa l’essere attivi o passivi, in questo luogo ora siamo tutti cacciatori e prede, belve pronte a sbranare o essere sbranate.
E io non sono da meno.
Inizio a gironzolare per i corridoi che circondano un complesso di camerini posto al centro della stanza, mentre sul lato destro si aprono altre porte in cui chiudersi a darci dentro. Alcuni uomini se ne stanno appollaiati agli stipiti di questi camerini come falchi in attesa del giusto topolino da ghermire.
La scelta è davvero ampia: ci sono orsi, uomini muscolosi sia pelosi che depilati, daddies, ragazzi della mia età o poco più grandi… tutti i gusti sono pronti per essere soddisfatti, ogni palato assaggerà il cibo che più gradisce.
La situazione è davvero intrigante e inizia a salirmi la libidine, intanto che seguo un gruppo di uomini in una piccola ma affollata dark room labirintica. Dietro due pannelli si apre uno spazio abbastanza largo, dove circa quattro uomini sono appoggiati alla parete di fondo e si trastullano il pacco.
Quello davanti a me è seminudo e si masturba evidentemente, gli altri tre si toccano da sopra i pantaloni.
Alla mia sinistra sento gli inconfondibili suoni del sesso, il rumore di fianchi che sbattono contro dei glutei che stanno accogliendo una verga nel loro buco. I gemiti di un passivo il cui culo non sarà più lo stesso. I grugniti di più uomini che godono nel partecipare a quella scena.
Sono molto curioso di vedere cosa sta succedendo, ma delle mani mi accarezzano i glutei e la pancia. Con fare invadente, mi tirano verso un corpo caldo e possente: il tipo seminudo che si sta masturbando davanti a tutti.
Non dice nulla, non mi chiede il permesso, mi bacia ficcandomi la lingua in bocca e iniziando a esplorare il mio corpo con le sue grandi mani.
Quando mi stringe il pacco e spinge il suo cazzone contro il mio culo, ancora foderato dai pantaloni, mi chiede — Ti piacciono i cazzi pelosi? — in spagnolo.
Io annuisco e rispondo — Più sono pelosi, più mi fanno godere.
E capisco di aver appena dato il via a un inferno.
Tizio Seminudo mi sussurra che ha ben quattro verghe pelose per me, perciò comprendo che gli altri tre uomini accanto a lui sono suoi amici. Sono un gruppo di predatori che ha fatto branco per trovare la giusta preda e lui era solo l’esca, il suo cazzone in bella vista l’amo a cui io ho abboccato come un pesce lesso.
Gli altri tre si avvicinano. I loro cazzi ora sono fuori, pronti per essere serviti.
E io sono pronto per essere usato.
Dante ha sbagliato a rendere il girone della lussuria una terra arida sferzata da una tempesta continua. Perché la lussuria è più di una tempesta ormonale, è un labirinto di corpi in calore, è una matassa intricata dove falli duri come il marmo si incastrano in pertugi morbidi e umidi come il burro caldo. Un dedalo di mano che esplorano, bocche che divorano, umori che dissetano…
Ed io sono al centro di tutto questo, tenuto stretto da Tizio Seminudo, intanto che i suoi amici mi abbassano i pantaloni e alzano la mia maglietta.
Il mio corpo è ormai in loro potere. Tizio Seminudo continua a baciarmi, a stuprarmi la bocca con la sua lingua, e io mi crogiolo nel suo buon sapore di menta. Le sue mani non lasciano andare le mie tette, le stritolano con forza facendomi pizzicare i capezzoli; e tutto ciò manda scariche di erotismo alla mia erezione, che una mano e una bocca stanno sollecitando.
Il quarto uomo si limita a strusciare la sua erezione contro la mia coscia, con la mano ficcata tra me e Tizio Seminudo a stringermi una chiappa.
Dopo un paio di minuti io rischio di eiaculare e li avviso.
— Non fatelo sborrare! — esclama Tizio Seminudo. — Abbiamo ancora tanti giochi da fare con lui.
Tutti e quattro si fermano e si chiudono attorno a me. Qualcuno mi spinge verso il basso e mi ritrovo inginocchiato tra di loro, con quattro cazzi che svettano su di me emanando il loro calore e il loro sentore mascolino.
Attraverso la penombra riesco a vedere che effettivamente sono tutti e quattro pelosi. Ognuno di loro ha il cazzo sormontato da un ciuffo di peli selvaggio, ma non dei ciuffetti radi, intento veri e propri cespugli che odorano di maschio.
Quella vista permette al demone del sesso di impossessarsi di me e subito inizio a ingurgitare le loro verghe senza pietà. Sono affamato e poco mi importa dei loro gemiti e delle preghiere che mi rivolgono, chiedendomi di non farli venire subito. Non li ascolto e godo nel saperli risucchiati anima e corpo dai miei pompini.
Salto da un cazzo all’altro fregandomene di chi ne è il proprietario, quei quattro sono diventati un’unica entità che io devo servire senza sosta finché non esploderanno attorno a me.
Tizio Seminudo, d’un tratto, si allontana facendomi sentire una folata di aria fresca da un lato, dato che ha aperto il quadrato che mi avevano formato attorno. Anche se dispiaciuto per la sua lontananza, mi concentro sui tre cazzoni rimasti succhiando le loro capocchie e irrorando le aste di saliva, fino a inzuppare loro le palle e i peli del pube.
Quello davanti a me mi afferra la nuca e inizia a stantuffarmi la gola con aggressività, intanto che grugnisce come una bestia in calore. Il mio naso resta schiacciato contro il suo pube villoso per almeno trenta secondi, permettendomi di inspirare a fondo il suo aroma maschile; la gola, intanto, mi viene letteralmente stuprata dai suoi 17 centimetri.
Da brava troia, quale sono, non mi oppongo, anzi abbraccio le sue cose e lascio che sfoghi la sua virilità su di me.
Mi lascia andare di colpo, nello stesso modo in cui mi ha afferrato.
I suoi amici si congratulano con lui, ma proprio in quel momento sento una presenza infiltrarsi sotto di me.
Essendo seduto sulle caviglie c’è spazio tra me e il pavimento e un uomo ha pensato bene di stendersi per terra e ficcarsi sotto di me. Solo che non è un uomo qualunque, ma Tizio Seminudo che si è liberato del tutto dei pantaloni e ora punta la sua verga contro il mio buco.
In quel momento penso che se sono all’inferno – o nel paradiso del sesso – tanto vale fare il diavolo e giocare fino in fondo. E così mi siedo sul cazzone di Tizio Seminudo, lasciando che la sua carne si facci strada dentro di me.
Ammetto di aver sentito una buona dosa di dolore, non ho il culo largo ed elastico, perciò lo sfintere mi si infiamma e io non posso fare a meno di irrigidirmi.
Evidentemente Tizio Seminudo se ne accorge, perché mi afferra le tette come prima e torna a strizzarle, strapazzandomi i capezzoli. Deve aver capito che sono un mio punto erogeno, infatti riesco a rilassarmi e a impalarmi sulla sua verga intanto che continuo a servire i suoi amici.
La scena è a dir poco pornografica: Tizio Seminudo è seduto per terra, la schiena contro la parete di fondo della stanza; io sono accovacciato su di lui e lo cavalco; i suoi amici sono chiusi attorno a me e si passano la mia gola da un cazzo all’altro.
L’eccitazione attorno a noi è palpabile, la sento muoversi come se fossi immerso in della gelatina. Molti curiosi sono venuti a guardare il nostro spettacolo, alcuni dei quali tentano anche di intromettersi, ma i tre uomini attorno a me gli allontanano. A volte accontentano i più insistenti baciandoli mentre io continuo a succhiare, ad altri si limitano a segarli, ma nessuno riesce a raggiungermi e a infiltrarsi nel nostro quadretto. Come se io fossi un cucciolo che deve essere protetto dagli adulti del branco.
Solo due ragazzi riesco a dare un “contributo” più notevole alla nostra gang band privata – che tanto privata non è; sono posizionati ai miei lati, sovrastando me e Tizio Seminudo con le loro figure esili ma tornite. Io non sento nulla da loro, le mie orecchie sono piene solo dei risucchi e dei gorgoglii che emetto io stesso intanto che slurpo i cazzoni di quei tre che mi hanno monopolizzato, uniti al “ciac ciac” delle mie chiappe che saltellano sull’inguine di Tizio seminudo; in sottofondo riesco a percepire il coro di ansimi, commenti e gemiti di tutti gli uomini che mi stanno attorno. Perciò non riesco a concentrarmi sui due ai miei lati, so solo che sono lì e che si stanno masturbando con una aggressività che mai ho visto in vita mia.
Le uniche cose che percepisco di loro, oltre alla loro presenza, sono delle colate calde che mi arrivano in faccia e sul corpo, scivolando e macchiando anche Tizio Seminudo sotto di me. Nonostante la mia testa resti concentrata sui tre tori a cui non smetto di succhiarlo, capisco immediatamente che quei due si sono segati fino a svuotarsi le palle su di me e su Tizio Seminudo, un particolare che mi fa sentire la troia più lurida dell’intero locale.
Sono certo che lo stesso pensiero stia serpeggiando nelle menti di molti.
Non nascondo che provo un po’ di fastidio nell’essere trattato così, ma mi sono scelto da solo il mio destino comportandomi in questo modo, perciò… La cosa non sembra turbare Tizio Seminudo, invece, che raccoglie la sborra dal mio viso e dal mio corpo – anche dal suo – e me la spalma sulle tette inumidendomi i capezzoli. Subito dopo torna a tormentarli con più foga e più possessività.
Chiunque può sborrarmi addosso, ma resto comunque suo finché il suo cazzone mi sfonda il culo. Questo è il suo messaggio.
Dopo un paio di minuti, lo sento che si sfila dal suo posto e mi tira su. La mancanza della sua verga dentro di me mi fa sentire vuoto, mancante di un pezzo importante per funzionare, tant’è che lascio perdere gli altri tre e mi giro verso di lui per supplicarlo di scoparmi ancora.
Ma lui mi precede. — Mettiti contro il muro, cucciolo.
Obbedisco subito. Mi poggio contro la parete coi gomiti e metto la testa sulle mie braccia incrociate. Lui fa il resto: posiziona bene le mie gambe come vuole, mettendo in bella mostra il mio culo, pronto per essere gustato come l’ottimo pezzo di prosciutto sul banco di un salumiere. E io non vedo l’ora di ricevere il mio salame preferito.
Non faccio in tempo a terminare questo pensiero che Tizio Seminudo – scopro che si chiama Jaume, dai commenti che i suoi amici gli fanno – mi ficca il suo cazzone nel culo fino alla fine, finché non sento i suoi peli pubici – molto folti, da ciò che sento – contro le mie chiappe.
Inizia a spingere come un toro, in maniera più possente di come io lo stavo cavalcando prima. Il suo cazzone affonda dentro di me come se io fossi fatto di burro, poco gli importa se sento lo sfintere gridare di dolore attorno alla sua asta.
Io stesso non riesco a evitare di gemere di dolore, ma Jaume si accosta al mio orecchio e inizia a sussurrarmi — Tranquillo, piccolo, ho quasi finito. Cerca di resistere.
Il suo tono è dolce, nel suo spagnolo sensuale e dai suoni gravi. Mi giro il giusto per tentare di baciarlo e lui mi asseconda, leccandomi le labbra e mordicchiandomi l’orecchio.
— Sto per venire. Cerca di sopportare queste spinte — mi dice.
Mi bacia il collo e subito dopo inizia a stantuffarmi ancora più forte, grugnendo come un gorilla nella giungla. I suoi colpi mi tolgono il fiato, sono così rapidi e forti che non riesco a capire se ciò che mi toglie aria è il modo in cui spinge o il dolore che mi provoca.
Potrebbe anche essere la libidine che ormai non riesco più a controllare e che mi rende insensibile a tutto, tranne che al piacere e al dolore.
Jaume grugnisce sempre più forte e infine ulula, un vero capobranco che ancora una volta a dimostrato a tutti chi è il vero alpha. Non sento il suo sperma schizzarmi nel culo, ma il suo cazzone è così premuto dentro di me che lo sento sussultare intanto che si svuota.
Continua a stringermi mentre riprende fiato. Mi bacia come meglio può e mi da altre tre spinte che mi fanno gemere.
Poi si allontana dicendomi — Grazie, piccolo.
Voglio girarmi verso di lui e ringraziarlo a mia volta, ma uno dei suoi amici prende il suo posto e mi ficca la lingua in bocca, oltre che il cazzo nel culo.
Non è possente come Jaume, la sua bocca puzza di tabacco e il suo cazzone è più stretto, perciò mi sfonda in maniera più delicata. Però ha la stessa foga e sembra riserbarmi la stessa dolcezza mista a libidine aggressiva che ho ricevuto da Jaume.
— Abbi pazienza, cucciolo — mi sussurra tra un grugnito e l’altro — Dacci il tempo di svuotarci e ti lasciamo andare.
Gli dico che va bene e lui inizia a fottermi in maniera indemoniata, come Jaume. Finché non me lo spinge tutto dentro e anche lui eiacula selvaggiamente.
Lo stesso fanno gli altri due, mi trattengono contro la parete e fanno i loro porci comodi col mio culo, più porco di tutti loro messi insieme. Inizio a pensare di acquistare un test di gravidanza, appena esco da lì.
Una volta che tutti e quattro si sono svuotati, mi baciano a turno e mi porgono dei piccoli sacchetti umidi, ridendo come dei ragazzacci.
Jaume è quello che si trattiene di più con me. — Tieni. Volevamo che il nostro seme rimanesse con te comunque.
Non sono sacchetti quelli che mi hanno dato, ma preservativi pieni di sborra. Credevo che mi avessero scopato a pelle, farcendomi il culo di sperma, ma invece lo hanno fatto protetto e ora mi hanno regalato comunque la loro sborra.
Mi allungo a baciare Jaume e infilo i preservativi nella tasca dei miei pantaloni.
Intanto che loro quattro se ne vanno, io mi rivesto e mi allontano da lì. Ci sono troppi uomini, molti anche brutti o poco interessanti, che vogliono avvicinarsi a me in maniera troppo poco carina.
Esco dalla dark room e vado in bagno per riprendere fiato.
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